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Dieta Chetogenica e Dimagrimento Veloce: i Rischi

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In ambito nutrizionale si sente talvolta parlare delle diete chetogeniche meglio note come low carb: la caratteristica di questi regimi alimentari è la drastica riduzione dei carboidrati allo scopo di indirizzare l’organismo a produrre autonomamente il glucosio necessario per sopravvivere e incrementare il consumo energetico a partire grassi.

Dieta Chetogenica: regime low carb per perdere peso velocemente

Il nome della dieta chetogenica deriva proprio dalla produzione dei corpi chetonici che rappresentano il residuo metabolico a seguito della produzione alternativa di energia. Normalmente questi metaboliti vengono smaltiti attraverso le urine e la ventilazione polmonare ma durante un regime alimentare di questo tipo i loro livelli aumentano considerevolmente. La prima conseguenza dell’eccesso di corpi chetonici è l’abbassamento del pH del sangue che determina lo stato di chetosi.

Esistono diverse categorie di diete chetogeniche ed alcune di queste sono utilizzate anche in ambito clinico per trattare stati di iperglicemia, eccesso di trigliceridi e contenimento dei sintomi dell’epilessia infantile (non rispondente a farmaci). La maggior parte di tali regimi alimentari però viene sfruttata prevalentemente nell’ambito estetico, poiché in genere si riesce ad ottenere un dimagrimento piuttosto rapido.

Le caratteristiche principali di una dieta chetogenica possono essere schematizzate come segue:

  • ridotto apporto di carboidrati, inferiore al fabbisogno;
  • basso contenuto di calorie;
  • elevata presenza di proteine e lipidi.

Alimenti Consentiti e Proibiti nella dieta chetogenica

La dieta chetogenica rappresenta per tanti aspetti una proposta decisamente al limite rispetto le linee nutrizionali tracciate dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Essa prevede l’ingestione di alimenti con limitata presenza di carboidrati, evitando i cibi che ne sono particolarmente ricchi. Tra i prodotti consigliati troviamo tutti i derivati animali: carne, pesce, uova, formaggi ma anche olio da condimento e ortaggi. Da evitare sarebbero invece cereali, le patate, i legumi, la frutta, le bibite dolcificate, la birra, i dolci.

In genere l’apporto di carboidrati è uguale o inferiore ai 50 grammi giornalieri, da dividere in tre porzioni più piccole, rispettando la seguente ripartizione energetica dei nutrienti: 65-70% grassi, 15-25% proteine e 10% carboidrati.

Lo stato di chetosi può essere riconosciuto attraverso il test dell’urina, del sangue o del respiro, e di solito è ricollegato alla presenza di uno o più dei seguenti sintomi:

  • bocca asciutta e sensazione di sete;
  • aumento della diuresi;
  • alito e sudore dall’odore pungente per via della presenza di acetone;
  • scarso appetito;
  • senso di stanchezza generale.

Produzione energetica e dieta chetogenica: la gluconeogenesi

Parlando di diete a basso contenuto di carboidrati è opportuno ricordare il funzionamento dei meccanismi energetici del corpo umano. Il nostro corpo ricava energia prevalentemente dal glucosio e dagli acidi grassi ma alcuni tessuti come quelli muscolari sono in grado di ossidare a scopo energetico anche gli aminoacidi ramificati.

I tessuti nervosi ricavano energia quasi esclusivamente attraverso il glucosio e la stessa ossidazione dei grassi è subordinata alla presenza di tale nutriente: in caso di carenza di glucosio, il fegato ne produce di nuovo a partire dagli aminoacidi, dall’acido lattico e dal glicerolo innescando il processo cosiddetto di gluconeogenesi.

Tale processo gluconeogenetico però non può soddisfare definitivamente sul lungo termine le esigenze biologiche e metaboliche del corpo umano. Ecco perché i carboidrati sono indispensabili in una misura decisamente superiore a quella suggerita dalle diete low carb (almeno 180 g al giorno per garantire una sufficiente attività al sistema nervoso centrale).

Il ricorso a queste diete rappresenta una forzatura metabolica che sul lungo termine può portare danni considerevoli anche in un organismo giovane e allenato. Bisogna considerare infatti che il corpo ha sempre bisogno di glucosio e se non ne viene assunto abbastanza attraverso l’alimentazione deve essere prodotto attraverso i meccanismi alternativi che abbiamo descritto poco fa. Ma tali processi oltre ad essere una misura temporanea di emergenza messa in atto dal corpo, hanno come conseguenza un carico ulteriore su fegato e reni.

Se quindi da una parte le diete a basso contenuto di carboidrati aiutano a perdere peso velocemente insegnando al corpo ad utilizzare i grassi a scopo energetico, dall’altra parte otteniamo un sovraccarico di lavoro per gli organi deputati alla filtrazione e depurazione del sangue, oltre a una tendenza maggiore alla disidratazione e ad una maggiore presenza di corpi chetonici che possono intossicare l’organismo.

Inoltre già dopo pochi giorni dall’inizio di questo tipo di diete si manifestano frequentemente effetti collaterali riconoscibili come mal di testa, vertigini, affaticamento, nausea, irritabilità, legati proprio alla carenza di zuccheri. I soggetti più sensibili possono osservare anche svenimenti, crampi muscolari, stitichezza e palpitazioni.

Considerando i vantaggi e gli svantaggi, l’applicazione di questa dieta rappresenta una strategia piuttosto discutibile perché rende meno efficiente il sistema nervoso e i muscoli, mettendo a rischio la salute soprattutto sul medio e lungo periodo. Questo tipo di regime alimentare funziona bene nell’immediato ma sottopone il corpo ad uno stress continuo e tutt’altro che salutare.

Per questo si raccomanda di valutare soluzioni e strategie alimentari meno restrittive ma ugualmente efficaci, con l’aiuto di un nutrizionista, senza seguire delle mode alimentari che nella maggior parte dei casi non sono calibrate e quindi adatte alla propria situazione personale.