Ricorderete senz’altro che da piccoli, non appena vi beccavate l’influenza, la mamma partiva con una bella terapia naturale a base di spremute d’arancia. Ed in effetti ancor oggi le mamme ricorrono alla spremuta per rimettere in sesto i loro piccoli, senza contare che anche gli adulti ne fanno grande consumo.
Una ragione c’è: erano gli anni Settanta quando il premio Nobel Linus Pauling, dopo aver compiuto una serie di studi, dichiarò che l’assunzione C della vitamina è una delle migliori strategie per prevenire il raffreddore. Pertanto è stata la stessa scienza a contribuire a far diffondere uno dei rimedi più classici in caso di influenza. La vitamina C è stata considerata utile nei casi di malanni stagionali perché rafforza il sistema immunitario ed al contempo, essendo un antiossidante alimentare, riesce a neutralizzare gli effetti dei radicali liberi. Tuttavia, una nuova ricerca rischia di far crollare le nostre certezze.
Pubblicato sul Canadian Medical Association Journal, questo studio, coordinato dal dottor Michael Allan, coordinatore della studio realizzato dal Department of Family Medicine dell’Università di Alberta. ridimensiona le proprietà della la vitamina C. I ricercatori sostengono che essa non avrebbe una vera e propria incidenza sul raffreddore comune, ma può ridurre la durata della malattia. Non mancano neanche controindicazioni, visto che se assunta in grandi quantità può provocare nausea, diarrea e crampi allo stomaco.
La sorpresa è invece lo zinco, che potrebbe rivelarsi utile nei casi di influenza. Sono infatti stati condotti due esperimenti clinici sui bambini ed il risultato è stato che i piccoli a cui è stata somministrata una dose di 10 o 15 mg di solfato di zinco hanno riportato un minor numero di casi di influenza. Il dottor Allan ha precisato che, sebbene la validità dello zinco sia stata comprovata solo sui bambini, non c’è alcuna ragione che impedisce allo zinco di funzionare anche negli adulti.