Quando si è stati vittima di un evento traumatico, si possono riportare gravi conseguenze non solo a livello emotivo ma anche nel corpo. Molte ricerche scientifiche hanno infatti dimostrato che chi ha vissuto un trauma ha dei segni anche a livello cerebrale, presentando un volume ridotto dell’ippocampo e dall’amigdala.
Dopo un evento traumatico, l’organismo e il cervello umano vanno incontro a situazioni di grande stress che nella maggior parte dei casi si risolvono senza un intervento specialistico. Ma quando questo non avviene, come bisogna intervenire?
EMDR: cos’è e cosa cura
Uno dei metodi psicoterapeutici più utilizzati per curare psicopatologie e problemi legati ad eventi traumatici è l’EMDR. Acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing, l’EMDR è una tecnica che sfrutta i movimenti oculari alternati al fine di ristabilire l’equilibrio eccitatorio/inibitorio e permette al soggetto di elaborare le informazioni traumatiche in modo da avere un’autoguarigione psicologica. Tramite l’utilizzo dell’EMDR, le immagini e le emozioni negative possono diventare meno definite e meno disturbanti così da non turbare più il soggetto.
L’EMDR affronta i ricordi non elaborati che possono dare origine a molte disfunzioni e viene utilizzato per il trattamento di:
– Disturbo da stress post-traumatico, che si sviluppa dopo aver vissuto un evento che ha implicato morte o gravi lesioni. L’EMDR risulta particolarmente utile e funzionale sia a livello neurobiologico sia nella rielaborazione dei ricordi traumatici.
– Disturbo di panico. Grazie all’EMDR, il soggetto riesce ad elaborare le situazioni che scatenano gli attacchi di panico e a far fronte a future situazioni legate appunto al disturbo di panico.
– Elaborazione del lutto. La terapia con l’EMDR serve per desensibilizzare confusione, incredulità, tristezza e rabbia per aver perso una persona cara, e sensazioni fisiche come stretta alla gola, affanno, vuoto allo stomaco e bocca secca.
L’EMDR, inoltre, permette di curare anche la depressione, l’ansia, le fobie, i sintomi somatici e le dipendenze. Per saperne di più, vai al sito.
La terapia con EMDR
Nella terapia con l’EMDR, la prima cosa da fare è individuare i ricordi passati, gli eventi recenti che creano malessere e gli eventi futuri associati al disagio attuale. Si identifica subito un luogo in cui il paziente è stato bene e in cui si è sentito sereno e rilassato, in modo da poter controllare le emozioni negative che possono svilupparsi.
Dopo aver individuato il ricordo da cui partire, il soggetto cerca di mentalizzare l’immagine peggiore che ha del trauma. Ed è a questo punto che si utilizzano i movimenti oculari, che variano direzione velocità e durata in base al paziente. Per avere un effetto rilassante si possono utilizzare i movimenti verticali oppure quelli circolari o a forma di otto, nel caso in cui si percepisca un blocco nell’elaborazione.
Successivamente si passa all’individuazione della cognizione negativa, relativa al rapporto tra sé e il ricordo traumatico, che deve essere riferita a se stessi e riguardare il presente. L’EMDR Infatti agisce solo sul materiale disfunzionale non su percezioni veritiere.
Il passo successivo nella terapia con l’EMDR è quello di individuare la cognizione positiva, e cioè ciò che si vorrebbe pensare di se stessi in relazione al trauma.
Dopo aver messo in luce le emozioni provate nel ripensare all’evento traumatico, si passa alla descrizione delle sensazioni fisiche che il corpo percepisce e prova mentre mentalizza il ricordo traumatico.