La parola agorafobia ha un’origine tutta greca, e letteralmente vuol dire “paura della piazza”, quindi paura degli spazi aperti. Dunque la persona che soffre di agorafobia è una persona che ha paura degli spazi aperti? Non solo, e con questo articolo cercheremo proprio di andare oltre questa interpretazione semplicistica di questo disagio, concentrandoci sui suoi diversi aspetti e sulle possibili soluzioni atte a superarlo.
Partiamo dal fatto che il termine agorafobia può essere un po’ sviante per comprendere pienamente questa fobia, visto che la persona che ne soffre, prima ancora che temere di trovarsi negli spazi aperti teme l’allontanamento da casa. La casa rappresenta per l’agorafobico il suo rifugio sicuro, che a poco a poco finisce per avere paura di lasciare. Solitamente si inizia così: per qualsiasi motivo si comincia a trascorrere molto tempo in casa; più passa il tempo e più la persona sente la casa come unico posto accogliente, in cui non può succedergli niente di male. Così finisce per fare estrema fatica a lasciare le mura domestiche, per perdere il contatto con la realtà ed essere preso dall’ansia quando esce di casa.
In casa si vive una condizione di apatia e stanchezza cronica, si ritorna un po’ bambini, facendo riaffiorare alcune paure infantili. E quando l’agorafobico lascia la propria abitazione è preso dall’angoscia di svenire o sentirsi male. Questo senso di panico si fa sentire anche fisicamente con palpitazioni, sudore, vertigini. L’unico desiderio è di fuggire per rifugiarsi nel proprio nido-casa il più presto possibile.
L’agorafobia deve essere trattata con l’aiuto di uno specialista. Gli esperti sostengono che i migliori risultati si ottengano associando la psicoterapia con la farmacoterapia. Al contempo si possono prendere utili accorgimenti: è bene programmare di uscire non da soli ma con una persona amica, e di recarsi in posti familiari e rassicuranti. Per convincersi ad uscire servono motivazioni, e non c’è niente di meglio che trovare attività piacevoli e divertenti che facciano desiderare all’agorafobico di uscire.
Fonte immagine: solopsicologia.com